Thug Passion

Tupac
Shakur ha letto, e soprattutto capito, più di quanto potrebbe fare un artista del
rap oggigiorno.
Sembra strano che un rapper di L.A. degli anni '90 sia stato capace di aderire criticamente al nazionalismo nero e al marxismo, di mescolarli nelle sue canzoni e di combattere una lotta contro la diseguaglianza; era un rapper intellettuale, pragmatico ma unicamente idealista. Ora andiamo con ordine.
Il pacifismo è una filosofia di vita che ufficialmente affonda le sue origini nella prima metà del XX secolo, ma ci furono anche filosofi illuministi che parlarono di equità e abuso della forza verso gli altri (Rousseau, Kant, Voltaire). Questo modo di vivere fu adoperato anche e soprattutto durante le due guerre mondiali; in particolare, nella seconda, quando nelle città occupate dai nazisti i civili fecero resistenza non violenta. Si può pensare anche all'India, con i movimenti pacifici di Gandhi e le opere di disobbedienza civile (non pagare le tasse, non adempiere ai doveri civici). Ciò poi ispirerà Martin Luther King sull'equiparazione degli afroamericani a tutti gli altri cittadini degli USA. È chiaro quindi che il pacifismo è un movimento filosofico e politico insieme, politico nell'accezione di preoccupato per i problemi sociali e per le azioni della collettività. Non è quindi la creazione di qualche dottrina politica, quanto proprio che queste pongono il pacifismo tra i loro modus vivendi.
Questi ideali erano incarnati dagli hippie negli USA degli anni '60-'70 e si concretizzarono politicamente nei movimenti di contestazione sessantottini, e artisticamente al festival di Woodstock del '69. Oltre alle motivazioni pacifiste c'erano quella antibellica, del periodo della guerra in Vietnam, e anche la crisi economica.
La discriminazione raziale è forte in America, soprattutto al sud, ed è sempre stata denunciata anche tramite la musica. E in questo discorso rientra il rapper più "pop" mai esistito, che si fece voce di chi non l'aveva.
Tupac Shakur era figlio di genitori dipendenti dalle droghe (lui non le assumerà mai per questo), nacque in povertà e senza padre, visse nei ghetti di Brooklyn. Leggeva Machiavelli, Shakespeare, Platone e amava studiare, a differenza dei suoi amici che vivevano di crack. Aderì ai movimenti comunisti giovanili in America, anche vendendo stupefacenti da ragazzo, attività da cui sarà dissuaso dai suoi superiori. Stava spesso in strada ed erano frequenti le risse in cui si immischiava. Pubblicò quattro album, più sei postumi, in cui ogni testo descriveva le condizioni precarie del suo popolo, i soprusi verso la gente di colore e l'emarginazione sociale, combinandoli con tanti aspetti filosofici. Guadagnò il rispetto di tante persone, lui che sul rispetto basava la convivenza con gli altri; era la punta di diamante della Death Row Records, e tutta la street credibility che ne derivava lo ha reso leggenda. E morì a soli 25 anni.
Si tratta di un artista esemplare non solo per il genere a cui si dedicò, ma perché popolare per i propri gesti, nonostante non venga sempre preferito al rivale storico The Notorious B.I.G. Ecco perché Tupac ha letto, e capito più di quanto un moderno rapper potrebbe fare al giorno d'oggi.
Di Giuseppe Tangredi.
Revisione di Francesco De Nigris.
